martedì 23 marzo 2010

"(Gesù) Era un folle, e nessuno presta attenzione ai folli" (Talmud - Schabbath, 104b)


Nell'anno sacerdotale il cardinal arcivescovo di Parigi, da tempo in rotta di collisione con l'orientamento del Papa, ha ritenuto opportuno, nella scelta dei temi da approfondire in quaresima, ignorare completamente il tema suggerito da Roma, così come ogni meditazione sul santo curato d'Ars che pure, se non altro per ragioni geografiche e linguistiche, dovrebbe avere qualcosa da dire ai francesi. Nossignori: il tema prescelto, fresco e elettrizzante quanto un necrologio, è "Il Concilio Vaticano II, bussola per il nostro tempo". Sì, forse per il suo, col calendario fermo al 1978... mais passons. Nell'ambito di queste 'entusiasmanti' conferenze quaresimali, è stato invitato a predicare a Notre Dame, la cattedrale di Parigi, un rabbino. Signorsì, uno per il quale Gesù Cristo era poco più che un millantatore, a spacciarsi per Figlio di Dio; uno che in ogni caso, se è morto in croce come dicono, certamente non è mai risorto, ad onta di quello che han raccontato quei truffatori dei suoi discepoli.
La cosa è veramente intollerabile. E non ci dispiace quindi affatto che quella bella trovata abbia trovato aperta contestazione: riferisce La Croix che, subito dopo che il cardinale ha finito la sua bella presentazione dell'ospite, si è levato un uomo per invitare i presenti a recitare un rosario in riparazione dell'oltraggio, e un "piccolo gruppo di agitatori", dice il quotidiano dei vescovi, ha preso a pregare la Vergine. La milizia del tempio del cardinale, ossia la sua Securitate, ha cercato di farli sloggiare: ma in ogni caso il porporato e il suo ospite circonciso hanno ritenuto opportuno proseguire la conferenza stando chiusi in sacrestia, con la loro voce diffusa dai microfoni.
Per l'occasione, La Croix ha rispolverato il termine di "integristi", che solo poche settimane fa aveva riconosciuto essere inappropriato rispetto al meno offensivo "tradizionalisti", se non altro perché gli integralisti cattolici non hanno l'abitudine di dirottare aerei e girare nei mercati col tritolo addosso...

(Fonte: Perepiscopus)

lunedì 22 marzo 2010

Gli occhi chiusi dell’Unione europea


Israele ignora le disposizioni prese quattro anni fa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite col sostegno di tutti gli Stati dell’Unione Europea. È ora tempo che l’Europa si sforzi di convincere il Consiglio di Sicurezza ad agire, così come di chiederlo alla Corte.

sabato 20 marzo 2010

Non praevalebunt!


Teologi che attraverso l'uso di un linguaggio semplice confondono la gente semplice, con tutti i tipi di errori dottrinali.

Scrittori che supportati dai titoli accademici si presentano come maestri, mentre con i loro insegnamenti tendono a distruggere la fede dei credenti in nome di una fede "più matura e coi piedi per terra".

Sacerdoti e vescovi che scrivono libri con contenuti contrari al Magistero della Chiesa.

Maestri di spiritualità viziati da psicologi, orientalismo e new age.

Gruppi che si autodefiniscono "cattolici pro-choice".

Religiosi e religiose che si sollevano contro l'autorità e l'insegnamento papale.

Vescovi che ostacolano gli sforzi del Papa, quelli che dicono no, quando il Santo Padre dice sì, e dicono sì, quando il Papa dice no.

Sacerdoti che predicano dottrine strane negando la dignità e il ruolo del proprio ministero, ormai trasformati in meri difensori dei diritti umani.

Liturgisti che promuovono la creatività cercando di svuotare la liturgia della Messa del suo vero significato.

Desacralizzatori cronici che cercano di eliminare dalla Chiesa ogni segno del soprannaturale.

Sedicenti cattolici che accusano la Chiesa di essere troppo esigente e poco acconcia ai "tempi moderni".

Educatori "cattolici" che lavorano nelle nostre scuole e nelle università, facendo lezioni che sono compiaciutamente agli antipodi del modo di pensare e di sentire della Chiesa.

Ciarlatani infatuati di tutti gli stati di vita che popolano gli sciocchi mezzi radiotelevisivi che sentenziano su tutto ciò che riguarda la vita della Chiesa e i suoi insegnamenti morali.

"Opinionisti" persi che non fanno altro che assumere quello che definiscono un atteggiamento "critico"nei confronti di una Chiesa più in linea con le loro idee distorte o le loro intenzioni velenose.

Ecumenisti a tutti i costi, in grado di negoziare fino all'impensabile nel perseguimento di una presunta unità.

Editori e librai "cattolici", che pubblicano e diffondono qualsiasi bassezza che possa avere un impatto, per screditare il Papa, ferire la Chiesa, e incrementare le vendite.

Tutti, tutti coloro che si conformano a questa sorta di quinta colonna della Chiesa, devono sapere che non li temiamo, e che noi cattolici, noi poveri peccatori che su questa terra seguiamo Gesù Cristo, guidati dal suo vicario fino al Suo ritorno, ci opponiamo con la preghiera e la nostra azione alla loro malizia. Avanzano contro i più piccoli della Chiesa, brandendo ogni sorta di armi sofisticate, utilizzando trucchi dannosi, mentre noi andiamo in loro difesa, nel nome di Colui che è Padre di misericordia e Signore degli eserciti. Devono sapere che non riusciranno, che si sono arruolati nei ranghi del grande perdente, che è già stato sconfitto. Resta solo da chiedergli, per il bene della loro anima e la gloria di Dio, di cessare di fare del male alla Chiesa di Cristo, e di porsi dietro al Successore di Pietro perché, facendosi carico ciascuno della propria croce, assieme a noi seguano l'Agnello ovunque Egli andrà!

(Fonte: http://la-buhardilla-de-jeronimo.blogspot.com)

giovedì 18 marzo 2010

Bestseller!


Qual'è il libro più venduto tra i testi pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana? Il Messale Romano del 1962 in versione da altare. Per la gioia dei nemici della Messa di sempre...

Up/down


Dalla newsletter dell'agenzia di informazione settimanale "Corrispondenza Romana" leggo due notizie una buona, l'altra invece attesta il livello di degenerazione raggiunto dall'odierna società...

"Sciolto il partito pedofilo olandese, «una grande vittoria civile»"

«Una bella notizia, quella di oggi. Una bella vittoria civile», ha commentato don Fortunato Di Noto, pioniere nella lotta alla pedofilia e fondatore dell’Associazione Meter onlus (www.associazionemeter.org), che fin dalla sua costituzione aveva avviato una campagna contro questo partito. «Gli esponenti del partito olandese dell’Amore Fraterno, della Libertà e della Diversità – che mirava ad abbassare l’età del consenso a 12 anni ed è per questo stato accusato di fomentare la pedofilia – ha deciso di sciogliersi dopo non essere riuscito per la seconda volta a raccogliere le 600 firme necessarie a concorrere alle prossime elezioni politiche», ha spiegato il sacerdote siciliano. «Per poter eleggere un deputato, il movimento, creato nel 2006, avrebbe dovuto ottenere circa 60mila voti», spiega. Per questa ragione, continua, «i fondatori del movimento hanno dichiarato che il dibattito e le polemiche sollevate dal partito hanno impedito ogni seria discussione dei suoi obiettivi, e dunque i suoi membri hanno optato per lo scioglimento».
Tuttavia, don Di Noto denuncia la presenza ancora oggi di una serie di siti a favore della pedofilia. «Sono ancora migliaia – dichiara il fondatore di Meter – i siti che promuovono la liceità e la normalizzazione degli abusi sessuali. Una vera e propria strategia per rendere normale ciò che è invece un orrore». «Per ora ci prendiamo questa vittoria – conclude don Fortunato –: lo scioglimento di questo fantomatico partito l’hanno deciso coloro che sono dalla parte dei bambini. Speriamo che chiudano anche il loro portale».

"Né uomo né donna, ma neutro. Il primo caso in Australia"

È diventato la prima persona al mondo ad essere riconosciuta da un governo «di sesso non specificato». Norrie May-Welby, 48 anni, è scozzese ma da anni vive a Sydney. Nato maschio, nel 1990 aveva cambiato sesso. In Australia, dove è emigrato, gli era stato rilasciato un attestato che lo dichiarava di sesso femminile ma May-Welby «non si sentiva più a suo agio con una identità unicamente femminile».
Le autorità australiane hanno allora acconsentito alla sua richiesta e cambiato il suo certificato di nascita classificandolo come “neutro”.

mercoledì 17 marzo 2010

Sulla questione pedofilia: chi soffia sul fuoco?


La questione dei preti e dei religiosi che hanno compiuto atti di violenza contro i minori sta occupando molte pagine dei giornali. Giustamente ci si indigna di tale oscenità. Giustamente coloro che non hanno vigilato attentamente, per quanto possibile, vescovi ecc., andrebbero ugualmente puniti, con estrema severità (non basta spostare di parrocchia i colpevoli, per intenderci...).

Detto questo sarebbe bene riportare la polemica nei giusti binari. Evitare, intendo, di utilizzare l’ennesimo fatto di cronaca per accusare sempre il solito imputato: la Chiesa. Partiamo dalla realtà e mettiamo da una parte l’ideologia.

La pedofilia, purtroppo, è sempre esistita, come forma di perversione particolarmente attraente per certune personalità molto “disturbate”. Nel XV secolo, in Francia, vi fu la celebre vicenda di Gilles de Rais: questo nobile uomo, forte e inquieto, che aveva combattuto a fianco di Giovanna d’Arco, confessò di aver compiuto svariate violenze sui molti bambini. Lo scrittore francese Karl Joris Huysmans, nel suo “L’abisso”, così ricostruisce i fatti: “Con voce sorda raccontò i ratti dei fanciulli, le orribili insidie, gli stimoli infernali, gli assassinii impetuosi, gli implacabili stupri. Ossessionato dalla visione delle sue vittime, descrisse minuziosamente le agonie lente o rapide, gli appelli e i rantoli, narrò di essersi avvoltolato nell'elastico tepore degli intestini, confessò di avere strappato cuori palpitanti da piaghe allargate, spaccate come frutti maturi. L'assemblea, atterrita, era immersa in un silenzio da incubo, rotto solo di tanto in tanto da un grido. Allora bisognava portare fuori di corsa donne svenute, folli di orrore. Gilles sembrava non sentire nulla, non vedere nulla, continuava a recitare la spaventosa litania dei propri delitti. Poi la voce gli si arrochì. Era arrivato alle effusioni macabre, a narrare il supplizio di quei bambini che vezzeggiava, per potere tagliare loro il collo durante un bacio. Si dilungò nei particolari, li enumerò tutti. Fu talmente terribile, talmente atroce, che anche i vescovi impallidirono sotto i copricapi d'oro”.

Gilles andò pentito, e contento, al patibolo. Dopo di lui i pedofili più o meno macabri, hanno continuato ad esistere. Ma con una innegabile crescita nell’ultimo periodo della storia. Ancor di più, negli ultimi anni. Lo dicono le cronache, lo dicono i tribunali dei minori. Le violenze sui bambini piccoli, anche piccolissimi, cioè di pochi mesi, sono sempre più numerose, e vengono compiute al 90 % e oltre da genitori, zii, amici di famiglia…La spiegazione di questo aumento, dimostrabile statistiche alla mano, sta certamente in una cultura sempre più decadente, in cui il sesso diventa una mania, una ossessione continua: viene trasmesso ad ogni ora del giorno in tv, sui giornali, entra nelle scuole dove a fanciulli di quarta elementare viene talora spiegato, brutalmente, l’atto sessuale, nella sua “tecnicità”…

Un grigio diluvio di pornografia inonda le nostre menti, tanto che anche i quotidiani “seri” online, dal Corriere a Repubblica, il posto per le foto porno non omettono mai di riservarlo…un lettore bavoso in più fa sempre comodo. Si può credere che tutto ciò non abbia effetti? Vogliamo sempre fingere che la pedofilia sia un problema di alcuni preti, e non della società nel suo insieme…Vogliamo proprio soffermarci solo e soltanto sui 17 casi di violenza su bambini, secondo le denunce del governo austriaco, compiuta da religiosi, e dimenticare, come se non esistessero, gli altri 510 casi denunciati dallo stesso governo e avvenuti in ambienti laici di svariati tipi? (Analogamente in Germania dal 1995 sono stati denunciati 210 mila casi di abusi su minori; di questi 94 sarebbero, il condizionale è doveroso, imputabili a religiosi cattolici)

Il Corriere della sera on line dell’11 marzo ricorda: “Cinquecento siti web pedofili con violenze sessuali su bambini dai 3 ai 12 anni sono stati segnalati oggi in meno di un'ora e 20 minuti alla Polizia postale dai volontari dell'associazione Meter onlus di don Di Noto: "e' un orrore senza fine, un fenomeno inarrestabile - commenta il sacerdote - che coinvolge milioni di bambini e tutte le classi sociali".

Don Di Noto è un sacerdote; un eroe quasi solitario: la sua battaglia di ogni giorno ha certamente una grande efficacia, ma non argina certo la diffusione sempre maggiore di quel materiale pedopornografico che è sicuramente all’origine di molte azioni criminali, in quanto spinge all’emulazione, e influenza molte menti deboli. Foto raccapriccianti di bambini violentati, su cui degli adulti compiono le più svariate efferatezze, circolano sulla rete e fanno “cultura”. Eppure questo non interessa affatto ai nemici della pedofilia a senso unico. Non interessa, diciamo la verità, neppure a molti politici e giornalisti, quasi a nessuno.


Così come nessuno si è veramente indignato allorché in Olanda, alcuni anni orsono, nacque il partito pedofilo. L’Olanda, si sa, è paese estremamente libero, estremamente laicizzato, forse per questo gli si può perdonare tutto: dall’invasione islamica, alla droga libera, al divorzio lampo, alla perversione sessuale diffusa…. Eppure la nascita dell’NVD (“Amore del prossimo, libertà, diversità”), avrebbe dovuto far riflettere di più. Tale partito infatti rivendica la diffusione in tv di pornografia (infantile e non) anche durante il giorno, e la liceità del sesso con i bambini e con gli animali, come “semplici varianti” dei gusti sessuali. Della serie: a te piace così, a me cosà!

Non è forse lo stesso messaggio veicolato, più o meno, da molti sostenitori, politicamente correttissimi, della teoria del gender? Non è quello che si sente dire sempre più spesso? Cioè che nessuno ha il diritto di affermare cosa sia l’amore vero, cosa sia la famiglia, cosa sia morale e cosa no? Non si dice sempre più spesso che nessuno ha il diritto di limitare la libera sessualità di chicchessia? Il relativismo trionfante odierno afferma proprio questo, spesso contro la “sessuofobia cattolica”. Non facciamo finta di non capirlo.

Pochi anni fa i radicali - che non cessano di indignarsi selettivamente per le malvagità dei preti, e che arrivano a manifestare, come è accaduto qualche giorno fa a Bologna, “contro la pedofilia clericale e per sostenere l’istituzione di un’apposita commissione d’inchiesta sui numerosi casi di abuso, perpetrati da ecclesiastici su minori”-, ebbero a sostenere in un pubblico e ben pubblicizzato convegno a favore della libertà in internet, e in parte contro le richieste giustamente severe di don Di Noto, che la pedofilia come gusto sessuale è lecita, basta che non diventi azione criminale!

Leggiamo alcune delle loro considerazioni: “La legge prevede il sequestro, la chiusura, la revoca delle licenze per coloro che distribuiranno anche per via telematica materiale pornografico minorile. È uno scenario che ben conosciamo: quando un nuovo mezzo di comunicazione mette in discussione i meccanismi di controllo sulla comunicazione di massa ritornano di attualità censura e autocensura (sic). Non meno grave è tutta l'attività di investigazione che questa legge mette in movimento: dalla schedatura di coloro che accedono a siti o newsgroup pornografici della rete Internet, alla intercettazione della posta elettronica per accertare che non vi sia scambio di materiale "pedofilo", fino alla realizzazione simulata da parte del Ministero dell'interno di siti "pedofili" per incastrare i perversi. È insomma evidente che tabù e ossessioni sessuali diventano pretesto e strumento per limitare e imbavagliare uno dei più straordinari strumenti di comunicazione e di libertà che l'umanità abbia fino a oggi inventato…Infine, la pedofilia senza virgolette. Contestare le forme di questa crociata antipedofila non significa riconoscere il "buon diritto" di qualcuno a intrattenere relazioni sessuali con bambini in tenera età; si tratta di difendere il "buon diritto" di ciascuno a non essere giudicato e condannato solo sulla base della riprovazione morale suscitata dalle proprie preferenze sessuali. Nessuno sembra rendersi conto dei rischi connessi a una normativa, che autorizza ogni sorta di sospetto, e consente ogni sorta di persecuzione giudiziaria o di criminalizzazione pubblica nei confronti di individui non già responsabili di atti concreti, ma "colpevoli" di sentimenti o desideri giudicati - a torto o a ragione - anomali, deviati, perversi e patologici. D'altra parte, cosa intendiamo parlando di pedofilia e, soprattutto, di violenza sessuale contro minori? Certo, esistono casi in cui è evidente una coercizione fisica o psicologica dei minori ad attività sessuali, cui essi non possono consentire in modo consapevole. Ma siamo certi, come osserva Gianni Vattimo, che gli adolescenti a cui in molti Paesi del mondo attribuiamo la capacità di rispondere in giudizio delle proprie azioni non abbiano invece pari consapevolezza e responsabilità nell'ambito sessuale? In ogni caso in uno Stato di diritto essere pedofili, proclamarsi tali o anche sostenerne la legittimità non può essere considerato reato; la pedofilia, come qualsiasi altra preferenza sessuale, diventa reato nel momento in cui danneggia altre persone” (http://www.interlex.it/regole/convped.htm)

Si crede veramente che sia possibile scindere la cultura della pedofilia dalle azioni pedofile? Che la pedofilia sia uguale a “qualsiasi altra preferenza sessuale”? Che la “libera” diffusione di materiale pedopornografico, di fotografie di bambini violentati in tutti i modi, sia espressione di libertà, e non invece l’anticamera di concretissime azioni pedofile?

Se lo chiedeva già Renato Farina anni fa su Libero, ricordando proprio quel convegno radicale da una parte, e il tentativo dei radicali di enfatizzare il fenomeno dei religiosi pedofili dall’altra. Gli risposero i radicali Maurizio Turco e Daniele Capezzone, con un linguaggio di straordinaria ambiguità, un capolavoro di relativismo, volto a giustificare ancora una volta la pedofilia come un “orientamento sessuale” tra i tanti: “Premesso che i fatti di oggetto delle cronache di questi anni non sono episodi di ''pedofilia'', ma di pura violenza e criminalità (vi è dunque distinzione tra le due cose?, ndr), e come tali devono essere considerati e perseguiti, voglio aggiungere che, in termini liberali, è del tutto inaccettabile la criminalizzazione di un orientamento sessuale in quanto tale, di un modo di “essere”, di uno “stato”…si tratta di affermare il diritto –senza virgolette- di tutti e di ciascuno a non essere condannati –e nemmeno giudicati- sulla base della riprovazione morale che altri possono provare nei confronti delle loro preferenze sessuali. Criminalizzare i “pedofili” in quanto tali, al contrario, non serve a “tutelare i minori”, ma solo a creare un clima incivile, né umano né –vorrei dire- cristiano”. (Libero, 27/4/2002).

Esiste dunque un “modo di essere”, quasi una natura, pedofilo? Uno “stato” di pedofilia, indipendente dalla volontà del soggetto? Non ci si rende conto che siamo dinnanzi allo sdoganamento della pedofilia come scelta di vita? Alla fine di queste brevi considerazioni sulla schizofrenia di una certa cultura attuale, che difende ogni licenza sessuale, compresa la pedofilia, per poi “stupirsi” dei singoli atti pedofili, ma solo di certi, mi permetto di passare brevemente all’esperienza personale. Insegno in una scuola cattolica che esiste da 150 anni. Non si ha notizia di alcuna violenza, in tanto tempo.

Come studente ho frequentato, invece, un Liceo statale “in” della mia città: 5 anni di tempo, non di più. In questi anni quanti casi di piccole molestie! Professori che facevano capire alle ragazze che apprezzavano, e premiavano, la gonna molto corta, che tenevano atteggiamenti ambigui, che facevano quantomeno apprezzamenti pesanti, ad alta e bassa voce…Fino, alcuni anni dopo, al caso eclatante: un professore vive una relazione con una alunna, che poi si suicida. Il professore, per anni, ha continuato ad esercitare nella stessa scuola, senza che nessuno lo importunasse, sicuro del suo posto pubblico. Nella stessa scuola un sacerdote che insegnava religione, venne accusato di avere inclinazioni pedofile. Una signora si presentava tutte le mattine davanti a scuola per accusarlo. Spiegò ai giudici, che la condannarono per menzogna e molestie, di aver saputo delle nefandezze del prete, dalla Madonna in persona, in una visione. Ma intanto il poveretto, riconosciuto poi innocente, finì sui giornali e sulla bocca di tutti e dovette lasciare l’insegnamento.

Un’ultima annotazione: poniamo tutta l’attenzione possibile a questa terribile pestilenza della pedofila; chiediamo leggi più severe, severissime, per tutti, ma non lasciamoci trascinare dalle psicosi, tipiche delle società schizofreniche. Nella mia città una famiglia si è vista togliere i figli per molti anni: la bimba, all’asilo, diceva di aver paura dei serpenti. Qualcuno con ruolo ufficiale ha pensato bene di fare il Freud della situazione. “Dice di aver paura di un serpente, non può che essere il pene del padre che la violenta”: questo è stato l’acutissimo ragionamento. “Quindi la bimba va tolta alla famiglia”. Si scoprì poi che il serpente era un gioco di plastica regalato alla bimba dai genitori. Un regalo che non era stato molto apprezzato.

Un caso analogo: un sacerdote delle mie zone viene accusato di pedofilia, assolto in primo grado, poi condannato. Non posso certo giurare sulla sua innocenza, ma leggendo la genesi dell’accusa sorgono molti, molti dubbi. Infatti i fatti criminosi subiti da un ex giovane parrocchiana del prete “sono riemersi dalla sua memoria dopo un lungo trattamento di psicanalisi, 350 sedute di un metodo chiamato «distensione meditativa » e che ha molti punti in comune con l'ipnosi. Dapprima è l'interpretazione di un sogno, nel quale la ragazza viene violentata da un gruppo di marocchini in un bar che si chiama San Giorgio, nome che simboleggia una crasi della realtà presunta, che indirizza le indagini. Le violenze reali e denunciate sarebbero infatti avvenute in un oratorio chiamato San Pio X, e perpetrate da don Giorgio” (Corriere 26 marzo 2009).

Attenti, insomma, perché esistono i pedofili, ed oggi, ecco il progresso, anche una forte cultura pro-pedofilia veicolata quasi liberamente! Ma ci sono anche, e in abbondanza, i mitomani, e coloro che hanno capito che, con certe accuse, si distruggono le persone e si possono fare i soldi. Poi non mancano, invece, quelli che al posto dei soldi ci fanno gli articoli. Così, con quella superficialità tipica di moti giornalisti che non esitano a dare nomi propri in pasto alla pubblica opinione, anche senza conferme processuali e condanne definitive.

di Francesco Agnoli

(Fonte: Il Foglio, 16 marzo 2010 )

mercoledì 10 marzo 2010

Ti puoi fidare?


Emma, l'uomo giusto per il Quirinale. Emma for president. Emma l'infaticabile operatrice umanitaria, l'unanimemente elogiato commissario europeo per gli aiuti a chi soffre, specialmente donne e bambini:"le vittime innocenti", secondo la retorica giornalistica.
Nessuno si ricorda più di un'altra Emma. E di altre donne, e di altri bambini. Anche perché quei bambini non ci sono e non ci potranno essere mai più. La foto che pubblichiamo in apertura di questo servizio (cioè la foto in apertura di articolo, ndr) è la testimonianza scioccante di un passato che la Bonino oggi non rinnega ma che certo non vorrebbe riesumare, date le sue ambizioni.
Se ogni politico nasconde qualche scheletro nell'armadio, Emma Bonino cela un cimitero di 10 mila bambini non nati e da lei spesso personalmente eliminati con una indifferenza orgogliosa e agghiacciante. Negli anni '74-75, quelli in cui infiamma la battaglia che poterà alla legge 194, la Bonino diviene con Adele Faccio una leader di quella che ancora oggi Marco Pannella chiama una "battaglia per i diritti civili".
Soprattutto, fonda il Cisa e si fa promotrice dell'aborto "per aspirazione", alternativa pratica ed economica ai "cucchiai d'oro", cioè agli infami interventi compiuti - fuorilegge ma dietro prezzolatissima parcella - da alcuni medici o praticono nostrani. Quello mostrato dalla foto è proprio un intervento di quel tipo, eseguito con la pompa di bicicletta davanti al fotografo al quale la giovane e bella militante rivolge il suo sorriso.
Il metodo è chiamato Karman e normalmente viene eseguito con un aspiratore elettrico, che però costa "un mucchio di quattrini e poi pesa a trasportarlo nelle case per fare aborti nelle case". Così spiega la deputata radicale alla giornalista Neera Fallaci di Oggi, mostrando gli oggetti accanto a lei, bastano una pompa da bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce "il contenuto dell'utero". Un kit per il fai-da-te, come oggi usano fare le iper-femministe per ingravidarsi da sole.
"Io - spiega Emma - uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate". Un'allegra scampagnata: "L'essenziale per le donne è fare l'aborto senza pericolo e senza soffrire, non sentirsi sole e angosciate". Già perché mai? "Entro il secondo mese non ci sono problemi: si può fare il self-help, l'auto assistenza, un discorso rivoluzionario delle femministe francesi e italiane. Dopo il secondo mese mandiamo le donne a Londra".
La Bonino, oltre a essersi sottoposta a un aborto clandestino, tramite il Cisa nel 1975ha eseguito in Italia e a Londra, in dieci mesi, 10.141 aborti. Cioè diecimila omicidi, secondo la legge vigente all'epoca. A parte che anche altri leggi sindacali vengono infrante comunemente dai consultori boniniani: "Per le militanti che lavorano a tempo pieno il rimborso spese è di 150 mila lire al mese senza contributi né ferie: d'agosto chi non lavora non prende una lira".
Per non parlare poi dell'apologia di reato, "nessuno ci ha denunciato, eppure abbiamo tenuto anche una conferenza stampa. Come se dei ladri venissero a dire: abbiamo fatto tot rapine, l'anno prossimo ne faremo il doppio", e delle minacce: "Come farebbero a processarci tutte? E le reazioni della piazza?". Una denuncia, però alla Bonino arriva, per associazione e istigazione a delinquere, e finisce in prigione un paio di settimane. Quando i radicali chiamano la battaglia per la legalizzazione dell'aborto una lotta "per i diritti civili" dimenticano di dire che le 800 mila firme da loro raccolte propedeuticamente alla 194 erano per l'abrogazione delle disposizioni fasciste "sulla difesa della razza" e non solo contro il divieto di abortire.
Così come la sentenza della Corte costituzionale che spianò la strada alla legge parlava soltanto di "non equivalenza" tra diritto alla salute e alla vita dell'embrione e della madre, un principio secondo cui si potrebbe semmai sostenere il diritto a interrompere la gravidanza in caso di pericolo reale per quest'ultima e non -com'è secondo la norma approvata - per qualsiasi motivazione.

(Fonte: vecchio articolo apparso su "Lo Stato")

martedì 9 marzo 2010

8 marzo: un falso storico


C'erano una volta delle operaie tutte lavoro, fede socialista e sindacato; e c'era un padrone cattivo. Un giorno, le lavoratrici si misero in sciopero e si asserragliarono nella fabbrica. Qualcuno (il padrone stesso, a quanto si dice) appiccò il fuoco e 129 donne trovarono atroce morte. Era l'8 marzo 1908, a New York. Due anni dopo, la leggendaria femminista tedesca Clara Zetkin propose, al Congresso socialista di Copenaghen, che l'8 marzo, in ricordo di quelle martiri sociali, fosse proclamato "giornata internazionale della donna".
Storia molto commovente, letta tante volte in libri e in giornali, fatta argomento di comizi, di opuscoli di propaganda, di parole d'ordine per le sfilate e le manifestazioni: prima del femminismo e poi di tutti. Sì, storia commovente. Con un solo difetto: che è falsa. Eh già, nessun epico sciopero femminile, nessun incendio si sono verificati un 8 marzo del 1908, a New York. Qui, nel 1911 (quando già la "Giornata della donna" era stata istituita), se proprio si vogliono spulciar giornali, bruciò, per cause accidentali, una fabbrica, ci furono dei morti, ma erano di entrambi i sessi. Il sindacalismo e gli scioperi non c'entravano. E neanche il mese di marzo. Piuttosto imbarazzante scoprire di recente (e da parte di insospettabili quanto deluse femministe) che il mitico 8 marzo si basa su un falso che, a quanto pare, fu elaborato dalla stampa comunista ai tempi della guerra fredda, inventando persino il numero preciso di donne morte: 129... Ma è anche straordinario constatare quanto sia plagiabile proprio quella cultura che più si dice "critica", che guarda con compatimento (per esempio) chi prenda ancora sul serio quelle "antiche leggende orientali" che sarebbero il Natale, la Pasqua, le altre ricorrenze cristiane. E, dunque, a qualcuno che facesse dell'ironia sulle vostre, di feste e pratiche religiose (Messa, processioni, pellegrinaggi), provate a ricordargli quanti 8 marzo ha preso sul serio, senza mai curarsi di andare a controllare che ci fosse dietro.

(Fonte: Vittorio Messori)

venerdì 5 marzo 2010

Per la Chiesa il matrimonio omosessuale non è legale


Il Cardinale Arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Bergoglio, ha affermato in un comunicato di respingere la decisione giudiziaria che autorizza il matrimonio tra due persone dello stesso sesso e ha chiesto al Governo della capitale, guidato da Mauricio Macri, di ricorrere contro questa decisione del giudice Elena Liberatori.
La legislazione civile argentina che ci regge regola il matrimonio come entità civile composta da un uomo e da una donna – si legge nel comunicato diffuso dal Cardinale –. La decisione di un giudice nel contenzioso amministrativo che permette un vincolo matrimoniale tra persone dello stesso sesso è quindi contraria alla suddetta legislazione”.
Basandosi sul fatto che da epoche ancestrali il matrimonio si intende come l'unione tra uomo e donna, la sua riaffermazione non implica alcuna discriminazione”, aggiunge.
Visto che il Potere Esecutivo della città autonoma di Buenos Aires è il garante della legalità nella città, il capo del Governo, attraverso il Pubblico Ministero, ha il dovere di ricorrere di fronte a questa decisione”, termina il testo.
Mauricio Macri era già stato messo in discussione dal Cardinal Bergoglio nel novembre scorso, quando il capo del Governo aveva reso pubblica, attraverso Facebook, la sua intenzione di non ricorrere di fronte alla decisione del giudice Gabriela Seijas che aveva autorizzato le nozze di Alex Freyre e José María Di Bello.
La coppia non aveva poi potuto sposarsi per una decisione contraria della Camera Nazionale riguardo alle questioni civili, ma ha finito per farlo a Ushuaia, nella Terra del Fuoco, nell'estremo sud del Paese, il 28 dicembre scorso.
Membri dell'entourage dell'Arcivescovo hanno riferito al quotidiano “La Nación”: “Il nostro atteggiamento non è religioso, discriminatorio o fondamentalista, ma puramente legalista: è parte del compito pastorale difendere l'applicazione delle leggi perché non si commetta un atto di ingiustizia nei confronti degli altri”.

(Fonte: Zenit.org 2/3/2010)

San Paolo


"Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato" (1 Timoteo 6:12)

mercoledì 3 marzo 2010

I numeri del relativismo


Con 2.863.649 aborti praticati e censiti ogni anno in Europa, di cui 1.207.646 nella sola Ue, nel Vecchio Continente l’aborto sta diventando la principale causa di morte. Più del cancro, più dell’infarto, e in 12 giorni viene soppresso un numero di embrioni pari a quello dei morti in incidenti stradali lungo l’intero anno. A sottolineare il peso che il fenomeno ha sulle società europee potrebbero bastare le nude cifre, che sono in aumento in numerosi Paesi, la Spagna in prima fila.
Ma dalle cifre dello studio «L’aborto in Europa e in Spagna» presentato ieri a Bruxelles dallo spagnolo Istituto di politica familiare (Ipf) si ricavano indicazioni che impressionano su vari piani: sulle tendenze in atto, sul loro impatto anche demografico per cui il numero degli aborti coincide con il deficit demografico dell’Ue, su quel che esse segnalano in termini di evoluzione complessiva nelle nostre società nei confronti di valori fondamentali.
E sulla cadenza incalzante degli aborti praticati nel nostro continente: uno ogni 11 secondi, 327 ogni ora, 7486 al giorno. Il tema del rispetto dei valori nella società europea è stato al centro della conferenza stampa in cui, nella sede dell’Europarlamento, è stato illustrato lo studio dell’istituto spagnolo. Aprendo la riunione Jaime Mayor Oreja, capo della delegazione spagnola nel gruppo parlamentare del Ppe, ha osservato che «la manifestazione più crudele della crisi dei valori è il diritto all’aborto».
Con questa espressione non aveva bisogno di chiarire quanto allarme abbia destato tra i Popolari il voto con cui il 10 febbraio scorso l’Europarlamento ha approvato su proposta di un socialista belga una risoluzione sulla parità di diritti tra uomini e donne in cui si legge che alle donne dovrebbe essere garantito «il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto», e che esse «devono godere di un accesso gratuito alla consultazione in tema di aborto», nel quadro di un generale impegno dei governi a «migliorare l’accesso delle donne ai servizi della salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili».
Il vicepresidente del Parlamento europeo Mario Mauro ha approfondito il tema dei valori citando Benedetto XVI sui pericoli del fondamentalismo e del relativismo: e annoverando tra le sue conseguenze la diminuzione del numero dei matrimoni e delle nascite. «Le cifre del relativismo – ha detto – sono le cifre della decadenza del nostro continente, del fallimento dei governi europei» che tra l’altro continuano a dedicare alla politica della famiglia solo una piccola parte delle spese sociali che nell’Ue assorbono un 28% del prodotto interno lordo.
«Il legame tra aiuti prestati alle famiglie e numero delle nascite è chiarissimo», ha insistito Mauro condannando le tendenze che puntano a «un nuovo concetto di famiglia, che non è famiglia», e a fare dello Stato di diritto una sorta di «supermercato dei diritti». Il presidente dell’Ipf, Eduardo Hertfelder si è poi soffermato sulle preoccupazioni che si acuiscono per la tendenza sugli aborti nel suo Paese, la Spagna.

(Fonte: Avvenire.it 3/3/2010)