mercoledì 27 gennaio 2010

Aborto per tutti


I radicali attaccano «il blocco di potere clericale sulla sanità lombarda». La Bresso ha le stesse idee ma all’Udc va bene.

Se potessero, i radicali si candiderebbero in massa alle prossime elezioni regionali. Invece, a una ventina di loro, fra i quali nomi illustri come Marco Pannella, Rita Bernardini, Sergio Augusto Stanzani Ghedini, l’accesso è sbarrato. Sono stati condannati per spaccio di sostanze stupefacenti o altri reati legati alle loro numerose campagne di “disobbedienza civile”. Se ne lagna, durante una conferenza stampa, definendo «irragionevole» la legge che lo prevede, l’aspirante presidente del Lazio Emma Bonino, che fu protagonista di quella forma di lotta che dal 1975 consistette nella soppressione, per aborto mediante pompa da bicicletta, di oltre 10mila feti, ma per questo non fu mai processata, godendo dell’immunità parlamentare. Dopo 35 anni, torna alla carica in Lombardia, chiedendo addirittura il commissariamento della Regione. Con Marco Cappato, capolista dei radicali, attacca «il blocco di potere clericale sulla sanità lombarda», una gestione che rende «la legge 194 inapplicata e inapplicabile». Loro che sono «l’alternativa laica al quindicennio formigoniano», non si smentiscono: più aborto per tutti. E stavolta non con i mezzi rudimentali di un tempo, ma con la conquista del Pirellone, che consentirà di affrontare con gli strumenti del potere gli obiettori di coscienza e al contempo di risolvere anche in Lombardia il «caso della Ru 486», la pillola abortiva. In suo soccorso, intanto promette di arrivare anche Nichi Vendola, mentre Antonio Di Pietro annuncia il proprio appoggio alla candidata del Pd nel Lazio. L’esempio è quello della sua ex compagna di lotte Mercedes Bresso, governatrice del Piemonte, che ora si trova leggermente più a disagio con il proprio passato. Ieri, intervistato dalla Stampa di Torino, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, criticava la scelta dell’Udc che «corre in soccorso di un candidato più laicista di Emma Bonino. È noto a tutti che che lei più di altri si è spesa a favore dell’aborto farmacologico e dell’eutanasia per Eluana Englaro». La Bresso, che solo lunedì aveva stretto un patto elettorale con la Bonino, ribalta le accuse: «mente sapendo di mentire. La sperimentazione della pillola Ru486, in Piemonte, è stata avviata dalla giunta di centrodestra nella scorsa legislatura, noi abbiamo semplicemente proseguito quanto Ghigo (presidente della Regione) e Cota (presidente del Consiglio regionale) avevano avviato». Al che, obbliga Enzo Ghigo, coordinatore regionale del Pdl, a ricostruire come andò la faccenda: «Una cosa è sperimentare un farmaco, per valutarne la pericolosità, altra è sostenerne l’utilizzo, senza troppo curarsi dei protocolli medici e con motivazioni ideologiche, come ha fatto in questi anni, con l’avallo della Giunta, Silvio Viale, esponente radicale e oggi anche alleato di Bresso». Sulla vicenda di Eluana Englaro, poi, prosegue Ghigo «forse Bresso ha dimenticato che giusto un anno fa ha offerto la disponibilità delle strutture sanitarie del Piemonte per interrompere alimentazione e idratazione, quando in Italia non si trovava un’altra sede disponibile. Comprendo che oggi l’alleanza con l’Udc costringa Bresso a ricordare con fastidio quelle posizioni, ma questa è la verità dei fatti». E i piemontesi la conoscono bene.

Fonte: Libero, 27/01/2010