mercoledì 27 gennaio 2010

Aiutò la figlia malata a morire, assolta


Procurò alla ragazza paralitica
pasticche di morfina in dosi letali

Era accusata della morte della figlia paralizzata. L'ha aiutata a morire, ed è stata dichiarata innocente dell’accusa di omicidio. Poiché però si è detta colpevole di aver collaborato al suo suicidio è stata condannata a 12 mesi di libertà condizionata. E' accaduto a Londra.
Bridget Kathleen Gilderdale, 55 anni, è la madre accusata della morte della figlia Lynn, 31 anni, per 15 anni paralizzata e costretta a letto per colpa di una rara malattia, l’encefalopatia mialgica. La madre ha ammesso in tribunale di aver aiutato la figlia a togliersi la vita, ma è stata assolta dall’accusa di omicidio volontario in quanto le prove hanno dimostrato che sua figlia aveva più volte espresso il desiderio di morire. Secondo quanto è stato riferito in tribunale, la signora Gilderdale ha procurato alla figlia due siringhe di morfina. La giovane donna si sarebbe autosomministrata la sostanza, che però è risultata inefficace. A quel punto, la madre avrebbe somministrato alla figlia due pasticche di morfina e una iniezione di aria per causare un embolo.
L’autopsia ha stabilito che Lynn è morta per overdose di morfina. La madre ha dichiarato che la figlia viveva una vita «incredibilmente triste e isolata» e che aveva più volte espresso il desiderio di portare a termine la sua infelice esistenza. La famiglia aveva anche pensato di mandarla alla clinica Svizzera Dignitas, che pratica il suicidio assistito, ma la soluzione si era rivelata troppo costosa.

Fonte: La Stampa, 26/01/2010